Cosa è
C’è chi non sente gli odori dalla nascita, una condizione rara chiamata anosmia congenita. In molti altri casi, invece, l’olfatto si perde o diminuisce nel corso della vita e si definisce, in generale, anosmia la perdita totale di olfatto, che porta a non sentire nessun odore, mentre iposmia la riduzione della capacità olfattiva, cioè gli odori si sentono di meno.
Vi è poi un ampio spettro di alterazioni percettive:
Parosmia: gli odori sono percepiti in modo alterato e distorto, per esempio i fiori sanno di soffritto oppure il caffè ha un odore metallico.
Cacosmia: quando gli odori diventano puzze e sono sgradevoli. Odori comuni, come profumi, cibi, detergenti, sono alterati e hanno sentori spiacevoli come, per esempio, di uovo marcio, zolfo, sostanze putrescenti.
Fantosmia: si percepiscono odori che non sono realmente intorno a noi. I casi di allucinazioni olfattive possono talvolta accompagnare anche l’aura che annuncia un’emicrania o una crisi epilettica.
Negli adulti le cause principali di perdita dell’olfatto sono infezioni virali (Covid-19, influenza), riniti, rinosinusiti, poliposi e infiammazioni croniche; oppure traumi alla testa, cadute e incidenti. A seconda della causa del danno e della sua estensione si possono avere alterazioni olfattive più o meno permanenti.
Dopo i sessanta anni e con il procedere dell’età, come avviene per tutti i sensi, può verificarsi un declino anche dell’olfatto. Non è detto però che la persona se ne accorga subito, poiché essendo di solito un calo progressivo non vi si pone subito l’attenzione.
Spesso demenze senili e malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson presentano tra i sintomi, a volte precoci, il calo o la perdita dell’odorato. Questa è una delle ragioni per cui è utile tenere il proprio olfatto monitorato e rivolgersi a un medico otorinolaringoiatra in caso si notino alterazioni o diminuzioni nella percezione di sapori e odori.
Perché succede?
Soprattutto se si hanno infezioni, riniti, rinosinusiti e disturbi simili, di solito la perdita o calo dell’olfatto dipende da uno o più di questi casi:
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Il naso è tappato o occluso (danno occlusivo): l’infiammazione e la congestione nasale, oppure la presenza di polipi impedisce o riduce il passaggio dell’aria, e quindi anche degli odori, attraverso le narici.
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Gli agenti patogeni attaccano e danneggiano direttamente anche i neuroni olfattivi nel naso o altre cellule dell’epitelio olfattivo (la regione che recepisce gli odori nel naso).
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L’infiammazione crea un momentaneo “dissesto” dell’epitelio olfattivo che perciò non riesce a funzionare adeguatamente.
Se invece si è avuto un trauma o un incidente è più probabile che siano stati lesionati i nervi olfattivi, che portano il messaggio odoroso dal naso al cervello, o ci siano ematomi e lesioni che coinvolgono anche le aree cerebrali che permettono di riconoscere o percepire gli odori.
Parosmie, cacosmie e fantosmie compaiono solitamente prima o dopo un periodo di anosmia. Al momento gli scienziati ritengono che una probabile spiegazione di questo fenomeno sia un danno parziale dei recettori olfattivi o una rigenerazione incompleta. Durante il processo di recupero può accadere che i recettori non si riformino subito nel modo giusto e questo determini le alterazioni percettive. È una fase che può durare anche alcuni mesi, ma col tempo generalmente passa.
Cosa fare
Non riuscire più a sentire gli odori, soprattutto all’inizio, può abbassare molto la qualità di vita di chi ne soffre. Per esempio, non si riescono più ad apprezzare i sapori dei cibi, si ha paura di puzzare o di non essersi lavati adeguatamente, si temono incidenti domestici come fughe di gas o pentole lasciate sui fornelli.
Le persone con alterazioni di gusto e olfatto spesso non si sentono capite e non riescono a spiegare ciò che provano a chi sta loro accanto. L’importanza delle alterazioni olfattive viene minimizzata in molti contesti facendo aumentare il senso di frustrazione di che ne soffre. Infine, non trovare o ricevere informazioni adeguate sul proprio disturbo o non comprenderne la causa può amplificare il senso generale di preoccupazione e spaesamento.
Nella maggior parte dei casi per le alterazioni e perdita dell’olfatto non esiste, al momento, una vera cura. Sia le possibilità di intervento che la prognosi di recupero dipendono molto da cosa ha provocato l’anosmia, l’estensione e gravità del danno e da quanto tempo è presente.
In ogni caso servono esami specializzati da parte di un medico otorinolaringoiatra per valutare l’effettiva funzionalità olfattiva (cosa e come la persona sente gli odori) e appurare le cause e l’estensione del danno, anche se purtroppo a volte non si trova subito ciò che ha provocato l’anosmia (si parla perciò di anosmia o alterazioni idiopatiche).
Nei casi di infiammazioni e danni ostruttivi di solito è possibile intervenire chirurgicamente (rimozione dei polipi nasali, operazioni al setto nasale, ecc.) o con terapie antinfiammatorie. In questi casi, ripristinando il passaggio delle vie aeree e risolvendo l’infiammazione, se il danno all’epitelio olfattivo non è stato troppo severo e protratto nel tempo, si riesce a recuperare almeno parzialmente l’olfatto.
Negli altri casi il recupero può essere molto difficile, ma comunque avvenire almeno parzialmente.
I tempi di ripresa è normale siano lunghi - da alcune settimane fino a mesi, a volte perfino anni. Ciò è dovuto anche al fatto che i neuroni e l’epitelio olfattivo rigenerano lentamente, inoltre può verificarsi anche una “disconnessione” cognitiva, cioè alle regioni del cervello che elaborano gli odori, non essendo giunti per molto tempo stimoli olfattivi, o essendosi questi alterati (o un misto di queste cose) può essere necessario del tempo per riuscire di nuovo a “riconoscere” e catalogare gli odori.
Per queste ragioni un primo e importante sostegno ai pazienti è proprio ascoltarli, non sminuire il loro disagio e, nel caso di medici e personale sanitario, cercare di fornire loro un quadro chiaro e informazioni sull’anosmia e le disfunzioni olfattive.
Training olfattivo e altre strategie
Diverse evidenze scientifiche suggeriscono che, soprattutto per l’anosmia causata da infezioni virali e infiammazioni simili, l’allenamento olfattivo può aiutare ad accelerare il processo di recupero. Seppure vi siano alcuni scienziati specializzati in olfatto che raccomandano cautela, in generale la comunità scientifica sta conducendo molti studi per accertare la sua efficacia e il meccanismo di azione con risultati in diversi casi positivi.
L’ipotesi principale è che allenandosi quotidianamente ad annusare sostanze odorose, si stimoli a livello locale la rigenerazione dei recettori, mentre a livello cognitivo si faciliti il processo di “riconnessione” che permette di riconoscere e ricordare gli odori.
Si tratta in ogni caso di allenamenti lunghi, che vanno fatti tutti i giorni due volte al giorno per un periodo di almeno 6-12 settimane e che perciò richiedono pazienza.
Molte persone con alterazioni dell’olfatto col tempo riescono ad adattarsi e reagire bene al cambiamento percettivo, tuttavia per alcune di loro può essere più difficile da accettare. In questi casi è consigliato un supporto psicologico che aiuti la persona ad elaborare e accettare la propria perdita e navigare la nuova situazione.
Risorse utili
A livello internazionale vi sono alcune associazioni no profit che si occupano di seguire le persone anosmiche fornendo informazioni e supporto:
Charity e no-profit
Regno Unito:
Francia:
Canada:
Centri di ricerca e organizzazioni